Santa GiuliaCascina Santa Giulia
a Roncadelle


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La chiesa di Santa Giulia
nella cascina di Roncadelle e la santella.

Il Monastero di Santa Giulia ebbe importanti e vastissimi possedimenti nei territori di Roncadelle, Castelmella, Flero, Poncarale.
Verso il Monte Netto possedeva fornaci per la lavorazione dell'argilla che si estraeva nella zona. Queste fornaci sono all'origine del nome che ancora oggi porta appunto la località Fornaci. La produzione forniva i coppi ed i mattoni necessari alle numerose ed importanti costruzioni che il monastero aveva in Brescia e negli immediati dintorni.
Verso Roncadelle i possedimenti erano caratterizzati da una produzione essenzialmente agricola e fornivano latte e latticini, frutta, verdura e cereali.

Sul muro esterno della cascina è presente una lapide, riposizionata in seguito a lavori di ristrutturazione, che ricorda il personale intervento della badessa di Santa Giulia per provvedere di abitazione i contadini che lavoravano nella proprietà del monastero di Santa Giulia in Roncadelle:
«NA - LA R M D LEONORA MAGGI ABADESA FECIT LE ABITASCIONE COLONICHE L'ANO 1785».

Per una storia ben documentata è necessario svolgere ricerche sugli archivi diocesani, che riportano le relazioni delle visite pastorali effettuate nei secoli passati.
Certamente un'antica chiesa dedicata a S. Giulia esisteva a Roncadelle nella cascina attualmente ancora così denominata.


Data l'importanza dei possedimenti presenti nella zona, una cappella fu edificata probabilmente appena il monastero prese stabilmente possesso dei terreni.
Quello che è certo è che il Vescovo di Brescia Domenico Bollani, nella sua visita pastorale del 1565, registrava il costituto del parroco curato che sosteneva che in essa "si dice messa le feste a istanza delle monache di S. Giulia di Brescia, ed è di dette monache et non è consacrata".

Le monache mantennero a lungo un sacerdote in questa chiesa, che conservò l'intitolazione a Santa Giulia fino agli inizi dell'Ottocento. Nel sec. XIX venne cambiato il titolo in quello della B.V. della Mercede.
Don Antonio Fappani ha scritto della cascina Santa Giulia (1) che "è ora del tutto abbandonata".


Fortunatamente invece, la sensibilità della proprietà e particolarmente della signora Falappi, ha restituito la chiesetta alla sua piena dignità, procedendo a tutti i restauri necessari, al recupero delle raffigurazioni ed agli arredi.
I documenti antichi parlano di affreschi con medaglioni monocromi raffiguranti Giuditta che mozza il capo ad Oloferne, Gioele che uccide con un chiodo Sisara, Davide e Golia, Mosè e l'adorazione del serpente (2). Questi affreschi sono stati restaurati con cura, insieme all'affresco sulla volta del soffitto. Sulla parete dietro all'altare (ricostruito) erano presenti quattro zanche in ferro, probabile supporto di una pala d'altare di cui si è persa memoria.

La chiesetta custodisce una Reliquia della Santa Croce, conservata in un ostensorio d'argento lavorato a volute floreali ed un quadro votivo ad olio del 1815. Potrebbe essere questa la più antica raffigurazione della popolazione di Roncadelle.
La pittura rappresenta una processione del "POPOLO DIVOTO DI RONCADELE" che si rivolge alla Beata Maria Vergine per richiedere la grazia di scampare al pericolo di gravi rivolgimenti:
«Il giorno 13 agosto 1815 fu scoperta a pubblica venerazione questa B.V.M. dal popolo divoto di Roncadele portandosi prosisionalmente in questa Chiesa per implorare dalla Divina misericordia la tanto bramata grazia della serenità che miracolosamente tosto ne fù esaudito. G.P.F.F.».

Era ancora infatti vivo il ricordo delle prepotenze, degli espropri e delle persecuzioni religiose scatenate dalla repubblica giacobina bresciana. Le confische napoleoniche avevano sciolto tutti gli ordini religiosi, chiuso il monastero di Santa Giulia e disperse tutte le sue proprietà, andate all'asta per formare il nucleo dei possedimenti della nuova borghesia.

La cascina Santa Giula e le sue pertinenze furono dunque vendute a privati. In seguito a varie vicissitudini la proprietà passò alla Scuola Agraria Pastori e fu infine acquistata dagli attuali proprietari.
In ogni caso è proprio il 18 giugno del 1815 che Napoleone Bonaparte venne definitivamente sconfitto a Waterloo. Per i ceti popolari e per il clero, questo evento fu vissuto come una vera liberazione, dal momento che tutte le forme di culto potevano liberamente riprendere nelle forme della tradizione. Nel periodo immediatamente precedente le suore e sacerdoti erano stati cacciati e dispersi, i monasteri erano stati forzatamente svuotati ed anche chi aveva professato i voti era stato costretto a reinserirsi nella società civile, ancorché avesse scelto la clausura.
La caduta di Napoleone, al termine di cento giorni significò quindi la chiusura di un periodo rivoluzionario anticlericale ed il ristabilimento delle antiche consuetudini.
A Brescia tornano gli Austriaci, festeggiati in quell'anno come liberatori dall'odiata occupazione giacobina. I sentimenti risorgimentali devono ancora maturare e la gente delle campagne celebra con cerimonie religiose il ritorno di un periodo che ci si aspetta di pace e di stabilità.

La cascina si presenta attualmente suddivisa ma dall'interno è possibile ancora apprezzarne l'unità architettonica. Il fabbricato originario è veramente esteso ed i pilastri che sostengono le grandi arcate dei portici poggiano su imponenti basi di marmo di Botticino. Elementi architettonici in marmo, non riconoscibili, giacciono nelle aree interne.

Nelle immediate vicinanze di Cascina Santa Giulia sorge una santella dedicata Nelle immediate vicinanze sorge una santella dedicata alla "Regina Sanctissimi Rosarii", restaurata nel 1959, come ricorda un'iscrizione all'interno.
La cappella è abbellita di affreschi in condizioni appena discrete ma molto interessanti. La figura a sinistra è una santa che regge una croce, segno che caratterizza Santa Giulia. L'affresco è datato 1542. Sulla parete frontale è raffigurata una Madonna, incoronata da due angeli, col Bambino in grembo che regge un Rosario. A sinistra un'altra figura femminile, anche'essa con aureola intorno al capo, che regge un libro con la destra ed una foglia di palma, segno di martirio, con la sinistra. Il libro contraddistingue diverse l'iconografia di diverse sante. Anche Santa Giulia viene talvolta raffigurata con un libro. In particolare questo segno è spesso associato a santa Caterina d'Alessandria, certamente oggetto di particolari preghiere delle monache del monastero bresciano di Santa Giulia, dal momento che uno stupendo affresco della santa (reggente la ruota del supplizio) è presente su una parete dell'antica chiesa di San Salvatore.

1   - S. Giulia V.M. una Santa un Villaggio, Don Antonio Fappani, Brescia 1984, p. 95

2   - Cf. Religione, Arte e Società a Roncadelle (sec. XVI-XIX), Brescia 1983, p. 130.




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