Santa Giulia Omelia della Festa di SANTA GIULIA Patrona di Livorno 2004
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OMELIA ALLA FESTA DI SANTA GIULIA
Patrona di Livorno, 22 maggio 2004

IL POTERE SECONDO IL VANGELO

La storia di una martire

Molti secoli fa, il potere imperiale di Roma, si è abbattuto sulla giovane vita di Giulia, e l'ha stroncata senza pietà.
La prima lettura di questa messa ci ha ricordato però che il caso di Giulia non è un caso isolato. Una moltitudine incalcolabile di uomini e donne, attraverso la storia, ha reso candida la veste della propria vita immergendola nel sangue dell'Agnello. Questi sono quelli che sono passati attraverso la grande tribolazione. Insieme alla nostra santa Patrona, innumerevoli altre vittime del potere, alcune delle quali chiamiamo martiri, hanno dovuto soccombere e ancora ai nostri tempi e senza soluzione di continuità restano schiacciati, innocenti testimoni di quanto sia vasta e profonda la cattiveria umana.
Gesù l'aveva predetto ai suoi. Aveva detto loro: "Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, sarete odiati da tutti a causa del mio nome". Ma questa è stata la stessa vicenda di Gesù, modello di ogni martirio, di fronte al potere del sinedrio e di fronte al potere imperiale del procuratore romano.

Le tre radici del potere ateo

Come è possibile che energie, forze, responsabilità che noi viviamo gli uni nei confronti degli altri si trasformino in questo potere come tentazione, come portatore di morte? Ecco tre possibili risposte:

1. Mettersi a servizio del vantaggio proprio. Difendere e promuovere il massimo incremento possibile del proprio benessere (e che poi questo sia individuale o di un gruppo, o di una parte, o di una nazione, a differenza degli altri è elemento secondario) è il principio indiscusso di un esercizio malato del potere. Questa è la logica che presiede ad ogni violenza, ed è fonte di ogni prevaricazione dell'uomo sull'uomo a partire dalle prevaricazioni familiari o di vicinato, per andare tra quelle tra vari soggetti sociali, fino a sostenere giustificare le lotte e le prevaricazioni tra intere nazioni o tra civiltà e culture diverse. Chi sceglie come criterio fondamentale della vita la difesa e la promozione di "ciò che è mio" e per questo, a questo scopo rivendica ed esercita il potere, costui cerca la morte.

2. La seconda radice di un potere sbagliato e carico di morte la troviamo quando il potere afferma che la forza e il suo esercizio sono fonte di verità e di diritto.
- Allora succede che il potere non sente ragioni, non accetta di misurarsi su principi e valori a cui si debba adesione incondizionata, costi quel che costi, e chiama questo laicità.
- Il potere si serve di astuzie strumentali, di blandimenti e promesse irresponsabili, di ricatti e delle sue immense capacità di persuasione più o meno occulta, e chiama questo democrazia.
- Il potere si serve per i propri scopi di una quantità sempre maggiore di energie e di potenzialità, e le consuma fino a succhiare il sangue dei poveri e devastare le risorse del pianeta, e chiama questo inarrestabile progresso tecnologico e scientifico.

3. La terza radice di un potere pagano e malato: il potere è vanitoso cerca cioè sempre il proprio prestigio, la salvaguardia e la promozione della propria immagine. A questo idolo è pronto a sacrificare tutto: gli affetti più sacri, la fedeltà alla parola data e ai patti convenuti, la sincerità e l'onestà nei confronti della verità. Se tutto questo rischia di offuscare il prestigio e il successo personale è percepito dal potere pagano come il male in assoluto.

Le tre radici del potere secondo il vangelo

1. Le radici di una assunzione secondo il vangelo sono così diverse dal potere pagano che quasi sarebbe necessario cambiare la parola e non parlare più di un vero e proprio "potere" di un uomo su altri uomini, perché questa è la prima radice: il potere, ci dice Gesù, sta tutto nel servire. Solo la disponibilità a servire giustifica l'assunzione di responsabilità su altre persone. E di qui una prima conseguenza. Se il mettersi a servizio è la logica nuova del potere secondo il vangelo, allora il suo criterio fondamentale è occuparsi principalmente di chi ha maggiormente bisogno di essere servito. Al centro dell'attenzione di un potere, di una responsabilità esercitata secondo il vangelo sono i poveri, purchè lo siano davvero e non siano parassiti o imbroglioni; il popolo degli emarginati, dei piccoli, degli indifesi, dei sofferenti, degli anziani, dei bimbi, dei senza casa e dei senza lavoro, delle famiglie assediate dai debiti, degli ignoranti e degli incapaci senza colpa... questo è il centro dell'attenzione di chi esercita il potere secondo il vangelo. Gli altri, i ricchi, i bene-stanti, i grandi, gli istruiti... non vanno demonizzati, vanno rispettati nei loro diritti, ma anche continuamente stimolati, prima con l'esempio vivo e concreto, e poi con le parole, a mettersi essi stessi a servizio dei poveri, e a sentire questo servizio non come un accessorio facoltativo, ma come un dovere primario, strettamente e inestricabilmente collegato con la loro condizione di agio e di abbondanza di risorse.

2. L'attenzione e il servizio di chi è "più grande" di chi è "primo" vanno concentrati poi intorno alla persona, e alla sua libertà intelligente e responsabile, alla sua capacità di relazione e di condivisione. A questo proposito mi pare di dover segnalare il gravissimo pericolo di sostituire ai diritti e ai doveri della persona, che stanno al centro del servizio sociale così come il vangelo ce lo presenta, la pura e semplice promozione dei diritti dell'individuo.
Sembra che si tratti di una differenza di poca importanza tra persona e individuo. Vorrei solo ricordare che sostituire l'idea di individuo all'idea di persona come è attestata nel vangelo, come è entrata profondamente nella nostra cultura, vuol dire sbilanciare sui diritti e dimenticare i doveri, lasciare la libertà senza misura e senza scopo, cioè irresponsabile, e ridurre l'intelligenza a strumento asservito all'egoismo. Parlare di persona e di individuo sembra la stessa cosa e non lo è. Sempre a questo riguardo, è forte e gravissimo il rischio di mettere al centro dell'attenzione del potere non la persona ma l'economia e il suo funzionamento ottimale: il principio del profitto senza correttivi e senza regole. Questo tragico errore sta conducendo la nostra cultura verso la barbarie e, qualcuno dice, verso la follia. Vogliamo offrire al mondo, magari anche con buone intenzioni, progresso e civiltà e rischiamo di esportare soltanto paranoia, violenza e depressione.

3. E infine la terza radice del potere esercitato secondo il vangelo è data dall'impegno a coltivare e promuovere con limpido disinteresse, la solidarietà e il bene comune integrale: non gli scontri, non le contrapposizioni, non le polemiche erette a sistema. Un po' di dialettica è il sale della vita, ma se c'è troppo sale la minestra è immangiabile e il sale stesso ha perso la sua funzione.

L'esercizio del potere secondo il vangelo va condotto avanti costi quel che costi, fino alla disponibilità al martirio, cioè a una testimonianza così coerente che sia capace di rinunciare a ciò che si ha di più caro pur di non tradire la verità della vita e la propria dedizione alla pienezza della vita degli altri.

Amen

+ Diego, Vescovo



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