Santa Giulia Monsignor Paolo Razzauti amministratore della Diocesi di Livorno
tenuta in Cattedrale nel giorno della Festa di SANTA GIULIA Patrona di Livorno, 22 maggio 2007
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OMELIA ALLA FESTA DI SANTA GIULIA
Patrona di Livorno, 22 maggio 2006

LE CERTEZZE ED IL CORAGGIO DI SANTA GIULIA

Quest'anno la festa della nostra Santa Patrona coincide con l'inizio del Convegno Diocesano durante il quale faremo insieme qualche passo avanti nel nostro cammino che abbiamo voluto chiamare sinodale per prepararci non solo al Convegno Nazionale di Verona ma anche alla nuova fase del progetto pastorale Diocesano.

In questa circostanza non è opportuno che il Vescovo intervenga con grandi discorsi e affermazioni conclusive. Mi sembra invece giusto aprire questa settimana mettendo in fila alcune domande e ponendomi in ascolto di quanto lo Spirito Santo vorrà dire anche alla nostra Chiesa attraverso gli interventi, i dibattiti e le provocazioni dei prossimi giorni.

Questo, come è ovvio, non significa che per il Vescovo, come per tutti noi, manchino le giuste certezze della fede e il coraggio di proclamarle con forza. Certezze e coraggio non ci mancano, ma noi sappiamo che, in base a queste certezze la Chiesa è invitata a mantenersi in cammino e a svolgere la sua missione di annuncio della verità e della bellezza del Vangelo di Gesù nelle circostanze sempre mutevoli della storia umana. La Chiesa si trova sempre di fronte alle domande che l'uomo di oggi trova nella propria coscienza, per un verso quelle di sempre e per un verso in termini sempre nuovi e imprevedibili, che attendono nuove risposte. La Chiesa continua a interrogarsi, e noi con Lei. Solo chi continua a domandarsi e a pensare nuovi pensieri con la propria testa può essere fedele alla verità che non tramonta.

Ricordo che due sono le grandi domande intorno alle quali stiamo riflettendo: quale volto di Chiesa è più trasparente dei grandi valori del Vangelo e capace di testimoniare la speranza cristiana, e quali sono i soggetti, i canali e i metodi che devono essere attivati per rendere sempre più efficace la trasmissione della fede alle nuove generazioni e la sua costante coltivazione nella formazione permanente della comunità adulta.

Ed ecco allora qualche domanda che vorrei consegnare alla buona volontà e alla intelligenza di fede di ciascuno di noi.

1.     Ci domandiamo se la comunità dei credenti adulti, soprattutto dei genitori e di tutti coloro che hanno compiti educativi, è in grado di trasmettere il tesoro della fede in modo integro e persuasivo, ricco di ragioni e aperto ad un futuro di speranza. Per questo ci domandiamo se abbiamo accolto la fede intorno alle sue verità fondamentali e se ne siamo fieri e convinti portatori e testimoni. O se per molti, per troppi, la fede è ridotta ad una stanca e demotivata serie di abitudini religiose, fondata su generiche e fragili immaginazioni infantili, che un qualsiasi vento di favole assurde (del tipo "Codice da Vinci") rischia di spazzare via in un momento.

2. Ci domandiamo come rendere sempre più chiara la testimonianza di una vita cristiana personale, familiare e comunitaria carica di due valori complementari, che cioè si arricchiscono e si integrano a vicenda

- da un lato una vita piena di slancio, di fantasia, di gioia serena e profonda anche in mezzo alle tribolazione e alle fatiche, docile ai doni dello Spirito Santo; una vita che non ha altro riferimento assoluto se non quello all'unica pietra angolare che è Cristo Crocifisso e Risorto, rendendo tutto il resto relativo a Lui e alla sua Parola.

- dall'altro lato una vita capace di scelte fedeli e assolute, coerenti con i grandi valori del discorso della montagna; una vita vissuta nella ricerca costante di ciò che giova alla piena liberazione delle energie positive dell'umanità e altrettanto costante nel rifiuto di ogni mortificante relativismo, di ogni compromesso di coscienza, di ogni svendita della libertà e della verità a favore dell'utile e del profitto comunque guadagnato.

3.     Ci domandiamo quali scelte sono necessarie perché le nostre comunità siano sempre più una casa accogliente dei poveri, degli smarriti, dei cosiddetti lontani; ci domandiamo come è possibile renderci sempre più attenti a camminare con i poveri e al loro passo verso un'umanità più fraterna e solidale, e a raggiungere e sanare non solo le necessità materiali ma il cuore stesso dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, un cuore che ci appare sempre più assetato di affetto, di accoglienza, di autentica prossimità.

4.     Ci domandiamo in quale clima spirituale e con quali convinzioni di fondo uomini e donne, soprattutto giovani e ragazze, delle nostre comunità cristiane educano e vivono la loro vita affettiva e sessuale. L'amore, l'amicizia, la tenerezza, la relazione carica di stima e di affetti tra le persone si misurano sull'amore con il quale Cristo ci ha amati, gratuito e fedele fino alla morte di Croce, oppure sono tutti calcolati sulla miope e deludente misura del mio vantaggio, del mio star bene, della mia positiva e momentanea emotività, della mia voglia di possedere e sfruttare l'oggetto del mio desiderio? Chi parla con finezza e convinzione del valore cristiano e liberante di una castità vissuta per educare un amore sempre più vero e veramente appagante?

Ci domandiamo infine quale importanza riveste nelle nostre parrocchie, nelle nostre comunità, negli itinerari di formazione cristiana la preparazione di donne e uomini capaci di farsi carico della costruzione del bene comune in una cittadinanza attiva, in un impegno sociale e politico coerente e onesto. Ci domandiamo se siamo convinti che questa attenzione alla storia concreta e ai risvolti pratici della nostra convivenza sociale è dovere primario dei discepoli del Signore che non hanno da difendere interessi di parte né vogliono imporre ad alcuno la propria fede. Essi esercitano piuttosto la loro irrinunciabile funzione di contribuire alla costruzione di una società ricca di valori e costruita su una serie di ragionevoli prospettive che garantiscano il rispetto degli autentici diritti delle persone (non dei loro capricci e dei loro individuali egoismi) e la costruzione di un mondo sempre più aperto alla vittoria della verità, della giustizia e della pace.

Mi fermo qui, per ora.

Ho formulato delle domande che devono stare a cuore a tutti noi. La grazia di trovare delle risposte l'affido alla intercessione di santa Giulia, la piccola grande testimone della fedeltà alla verità dell'amore di Dio, tenace e coerente fino alla morte.

Santa Giulia non si è vergognata della sua coerenza alla Parola del Signore, non ha voluto salvare la propria vita pagando il prezzo di un compromesso di coscienza, ha preso la sua croce e si è incamminata dietro al suo Signore partecipando alle sue sofferenze e rallegrandosi nella rivelazione della sua gloria.

Santa Giulia ha lavato le sue vesti rendendole candide con il sangue dell'Agnello immolato.

La Chiesa di Livorno, che a Lei si affida come a sua patrona, trovi nel suo esempio le strade della coerenza e del coraggio della testimonianza. Rifletta sulle domande che il Signore le suggerisce, che l'umanità le rivolge nelle ore drammatiche e magnifiche dell'ora presente, e alle quali lo Spirito Santo del Signore la guida a rispondere.

+ Diego, Vescovo



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