Santa Giulia Il valore storico delle passio leggendarie:
come interpretare le leggende dei
santi dei primi secoli del cristianesimo


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Passio e Leggende dei Martiri


Il termine passio indica genericamente l'antico racconto del martirio di un santo. Questa tipologia di narrazione costituisce un genere letterario caratterizzato da forme e contenuti specifici. Confondere il racconto della passio con un documento storico, così come è concepito in epoca moderna, significa cadere in una grossolana ingenuità.
Nessuna persona di buon senso può considerare come realmente accaduto ed interamente vero tutto quello che legge in un romanzo storico o che vede ed ascolta in un film di rievocazione, di guerra per esempio. Anche i grandi poemi dell'antichità, come l'Iliade e l'Odissea vanno presi per quello che sono: capolavori letterari nati dal ricordo di antichi drammatici eventi.
Un genere letterario risulta solitamente definito e riconoscibile: un libro di fantascienza dovrà risultare verosimile e svilupperà l'elemento fantastico su ipotesi scientifiche attendibili. Persino i libri dell'Antico Testamento vanno letti ed interpretati tenendo presente il genere letterario cui appartengono. Ciò non significa ovviamente che tutto sia falso ed arbitrario. La sostanza, la concretezza, il valore oggettivo dei documenti non va mai preso in senso assoluto, ma compreso alla luce dell'intelligenza e della cultura. Oltre alle passio, altri generi letterari che trattano della vita dei santi sono costituiti dagli Atti dei Martiri e dai Panegirici.
Le modalità espressive e le forme di comunicazione si sono trasformate attraverso i secoli, nelle varie società, in ambienti diversi. Risulta pertanto necessario sviluppare flessibilità e competenza per capire il reale contenuto di documenti che possono essere anche molto lontani dalle nostre abitudini di comunicazione e dalla nostra sensibilità.

Il termine leggenda deriva dal latino legenda, che significa "da leggere" .
In relazione alle vite dei santi, specie quelli dei primi secoli, è un testo che andava tradizionalmente letto in occasione di una festa religiosa.
La leggenda è un componimento letterario in cui si fondono elementi reali ed elementi fantastici, il racconto si riferisce solitamente ad un personaggio reale che agisce in un contesto di fatti immaginari o alterati.
Le leggende nascono intorno ad un nome, un monumento, un luogo. Occorre perciò un fatto concreto che ne formi il soggetto o il pretesto: su questo si fonda la leggenda. Intorno a tale nucleo si aggregano elementi trasfigurati, arricchiti ed abbelliti; integrazioni prodotte dalla fantasia popolare e dai narratori occasionali.
Il racconto tradizionale si struttura progressivamente e viene trasmesso attraverso il succedersi delle generazioni; viene diffuso in aree geografiche anche lontane ed in ambienti diversi. Infine qualcuno coglie il valore di questa tradizione orale e decide di metterla per iscritto.
Il redattore si trova davanti ad una traccia già definita ed organizzata, in cui sono presenti gli elementi che hanno avuto modo di consolidarsi. Lo scrittore, per quanto determinato a mantenersi critico, attento e preciso, non può fare altro che raccogliere tutti i contributi che sarà in grado di raggiungere, senza poter esser sicuro di averne colto tutti i dettagli e le sfumature. In relazione alla storia originaria, alcuni elementi, episodi ed aspetti, continueranno addirittura a tramandarsi autonomamente all'infuori del racconto che egli ha fissato in forma scritta. Quello che al redattore è sfuggito o che ha trascurato di raccogliere, proseguirà nella tradizione orale e non risulterà, a suo modo, meno oggettivo dello scritto ormai formalizzato.
Lo studioso che voglia comprendere e ricomporre gli elementi originari non può ignorare l'intero percorso di formazione della leggenda, insieme ai diversi apporti ancora eventualmente dispersi. Tutte queste attenzioni non potranno comunque consentire di ricostruire interamente l'autentica storia. Anzi il sincero sforzo di sviluppare e proporre ipotesi verosimili potrebbe generare ulteriori variazioni leggendarie.

In conclusione, anche un semplice lettore che pretendesse di prendere per autenticamente storica una passio leggendaria che narra del martirio di un santo dei primi secoli, sarebbe decisamente fuori strada. Lo sarebbe altrettanto chi ritenesse la medesima leggenda interamente fantastica. L'elemento storico centrale di fondo esiste pur sempre: il nome, il luogo, il fatto originario.

Il compito della critica storica sta nel selezionare, confrontare, discriminare, proporre valutazioni di affidabilità fondate su documenti e ricerche oggettivamente verificabili.
In relazione ai racconti leggendari che narrano della vita e del martirio dei santi e delle sante dei primi secoli del cristianesimo, la critica storica dovrebbe conservare la massima cautela.
Partire con il preconcetto di dovere scartare tutti i fatti miracolosi, costituisce forse un errore di metodo scientifico. Lo sforzo concettuale della ricerca storica veramente priva di pregiudizi, la tensione e l'attenzione alla valutazione serena, approfondita, per quanto possibile oggettiva, può condurre ad ammettere persino la realtà di fatti e fenomeni che siamo abituati a giudicare umanamente incredibili. Fatti assolutamente straordinari ed inverosimili possono, mantenendo integro il loro contenuto miracoloso, rientrare nella piena attendibilità.

Dal punto di vista del credente, nessun miracolo, a partire da quelli narrati dalle Sacre Scritture, fino a quelli testimoniati anche dai media tecnologicamente più avanzati, ha mai convinto chi non voleva credere. La mente umana è sempre pronta a trovare appigli per sostenere la convinzione che si tratti di una coincidenza, di un imprevisto fenomeno occasionale, di un evento naturale ancora non conosciuto. Il pregiudizio può spingere a pensare subito e solamente all'inganno, ad un raggiro ben organizzato.
Il dubbio può essere un metodo per il ricercatore che coltiva la virtù della fede.
La fede nel dubbio, come adesione incondizionata a non credere in tutto quello che non si capisce, rimane un metodo che ha poco di scientifico.

Oggi siamo convinti che l'antichità ed il Medioevo in particolare, furono periodi storici in cui le leggende trovarono terreno propizio per svilupparsi. Forse è bene mantenere il dubbio che non sia così. Credulone è anche chi non ammette quello che non sa vedere.
Nessun insegnamento della fede prescrive di accettare a occhi chiusi tutti i fatti miracolosi tramandati a proposito della vita e del martirio dei santi, ma nessuna buona logica ci può imporre di rifiutarli tutti parimenti a occhi chiusi.
Il Soprannaturale è ben vero e vitale intorno al credente quanto la convinzione di incredibili imbrogli è argomento di fede per chi preferisce credere alla sua sola relatività.

gc



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